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Tullio Saleri

 

Esistono persone che, nella vita e nello sport, riescono a dare tanto senza aspettarsi niente in cambio.

Tullio Saleri nella sua vita di atleta e poi di allenatore ha attraversato momenti esaltanti e situazioni difficili ma non ha mai perso la sua caratteristica di uomo mite.

Ricordare Tullio Saleri è come rimescolare sentimenti diversi, tutti carezzevoli. Un gigante buono, di mitezza infinita, che non cedeva alla rabbia o all’ ira e se qualche contrarietà lo colpiva, la sua reazione non finiva mai per essere smodatamente scomposta. E’ stato il primo giocatore lumezzanese approdato al professionismo. I suoi mezzi tecnici erano semplicemente sbalorditivi, considerando che a quei tempi non esistevano le scuole calcio che oggi ammaestrano i bambini di sette – otto anni.

Per Tullio Saleri, come per i ragazzetti degli Anni Quaranta, spesso la palla era un ammasso rotondoidale di stracci stretti da un robusto spago e da filo di canapa. La tecnica o era un dono tuo o facevi figure barbine. Tullio amava il calcio sopra ogni cosa, e la sua vita, dopo i grandi affetti familiari, è segnata da calcio e ancora calcio: come giocatore, protagonista di mille battaglie e di mille gol, moltissimi spettacolari, ecome allenatore, di quelli che non alzano la voce e non sacramentano, ma cercano con l’ insegnamento e la convinzione di formare buoni giocatori.

Atleta dal fisico prestante, con i suoi 185 cm era un dominatore del gioco aereo, ma la sua capacità tecnica e le sue straordinarie doti atletiche che riusciva ad esprimere nonostante gli allenamenti ridotti e le 10-12 ore di lavoro giornaliero, lasciano intuire che oggi probabilmente lo vedremmo nel calcio professionistico.

La prima apparizione con la maglia rossoblu è nel 1948, ma “ol Tulio” si presenta al calcio provinciale nella stagione 1950-51 realizzando 41 reti che consentono al Lumezzane di vincere il campionato di seconda divisione.

Nel 53/54 è una delle colonne della squadra che conquista la quarta serie (serie D),  risultando con 8 gol il miglior realizzatore dei suoi.

Ma le sue doti carismatiche lo portano in chiusura di carriera agonistica a svolgere il ruolo di allenatore giocatore che nella stagione 1965/66 porta la squadra al secondo posto che varrà comunque la promozione in prima divisione.

Conclude qui la carriera di calciatore che gli valse ben 10 promozioni in meno di 20 anni di attività (1 ogni 2 anni).

L’ anno successivo Tullio si concentra sul ruolo di allenatore e porta il Lumezzane nel campionato di Promozione.

Nel ruolo di tecnico rimane con i rossoblu per diverse stagioni tra prima squadra e giovanili, poi l’ amore per il calcio del suo paese lo porta al Valgobbia, dove ritrova molti dei “suoi” ragazzi.

Infatti la quasi totalità della rosa è formata da atleti di Lumezzane, ed anche qui nel 1978 conquista una Prima categoria che sembra un miracolo.

Lumezzane gli deve molto dal punto di vista sportivo, perché, come nei casi di Mario Zanchigiani e di Gelsomino Bregoli, sapeva tirarsi in disparte quando le avversità infuriavano ed era sempre pronto a rientrare quando si trattavo di accettare “per il bene della squadra e di Lumezzane”.

Tullio Saleri è scomparso prematuramente. Una lunga vita di lavoro duro, come fonditore per almeno dieci ore al giorno, non aveva intaccato il suo fisico che si presentava sempre asciutto e dritto. Dopo aver dato tanto al calcio lumezzanese come giocatore e come allenatore, godeva dei successi del Lumezzane che ha sempre seguito come spettatore, non perdendo mai la partita domenicale. E non si faceva attirare dalla grande squadra che, in città, proponeva calcio professionistico, no Tullio stava attaccato ai colori rossoblù che lo avevano visto protagonista per tanti anni di infinite battaglie. Di lui resta un ricordo molto vivo: il sorriso largo e dolce di uomo mite. Ma la mitezza, lungi dall’ essere debolezza, è stata la sua immensa forza.

 

 

 

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